sabato 15 maggio 2010

OGM : una sigla poco conosciuta

Sarà capitato a molti di noi di andare in campagna e trovare qualche rivenditore occasionale a vendere i prodotti del suo campo e della sua fatica. Sicuramente ci siamo fermati e contenti dell'acquisto, siamo tornati tranquilli nell'auto a proseguire il nostro viaggio.

Siamo certi che potremo successivamente assaggiare il prodotto "naturale" della terra che quel contadino-rivenditore ci ha venduto. E' un prodotto sul quale non abbiamo nessun dubbio e che potremo gustare senza alcun timore.

La mina è stata messa senza che nessuno se ne accorgesse. Cosa abbiamo acquistato? Uova? Latte? Carne? Formaggi? Verdure varie? Qualunque cosa sia, abbiamo dato un contributo a tutte quelle aziende che, senza il nostro consenso, hanno prodotto e irrorato il territorio di materiale OGM. Falso? Assolutamente no.

L'80% dei prodotti commestibili per gli animali è costituito da materiale OGM e questo dovrebbe far pensare anche i più scettici. Tutto quello che viene somministrato ai vari animali che poi troviamo sulla tavola, dal latte alle bistecche passando per il pollame, è comunque contaminato. Non c'è speranza di potersela cavare e spesso quello che si crede "naturale" perché acquistato dal contadino di fiducia nasconde la somministrazione di mangimi di varia natura sempre e comunque mescolato con gli OGM.(1)

Il problema non è cosa mangiamo, ma cosa potrebbe fare l'alimento contaminato con gli OGM.
Se nei laboratori di genetica i vari studiosi avessero trovato il modo di innestrare il gene direttamente all'interno del genoma come un pezzo di un mosaico il problema in se, forse, non sussisterebbe e forse si sarebbe scoperto quello che da decenni non si è in grado di fare.

Allora la domanda che alcunui si chiedono è quella di sapere come funziona la manipolazione genetica. Una risposta scientifica la potete cercare in rete, ma se non siete esperti del settore capireste ben poco. Cercherò quindi di metterla in maniera semplicistica e, spero, comprensibile.

Da quello che si capisce il gene che dovrebbe essere utilizzato viene portato da un vettore (termine scorretto, ma che chiarisce meglio l'aspetto figurativo per i non esperti). Il gene si trova quindi all'interno di questo vagone e come in un treno (immaginiamo la catena del DNA come un lunghissimo treno in cui i geni sono le diverse carrozze) ogni vagone è agganciato all'altro per mezzo di alcuni legami che la natura nel corso dell'evoluzione ha selezionato e fatto sì che essi siano forti e sempre coesi. Nella realtà il nostro vagone (quello con all'interno il gene) imbroglia il genoma e agganciandosi ricostituisce la catena che prima era stata interrotta da alcuni ferrovieri (enzimi di restrizione) che avevano proprio il compito di interrompere il convoglio (DNA) in un punto preciso. In questi punti specifici il vagone si riaggancia e ricostituisce il convoglio (la catena del DNA). Detta così sembra sia semplice, ma nella realtà il vagone che ospita il gene non è dello stesso materiale del dna e sopratutto proviene da alcuni pro-virus e da materiale batterico che inganna il DNA permettendone quindi l'aggancio.
In questa maniera quindi il gene si è agganciato alla catena del DNA che si voleva modificare e lì inizia il suo lavoro. Nella realtà, come dicevo, i legami creati non sono quelli che la pianta e il suo DNA avevano creato con la selezione, ma sono frutto dell'opera esterna dell'uomo che dell'evoluzione genetica di quella pianta non sa nulla. Questa arroganza ed ignoranza umana fa sì che questi legami, per cause naturali o per difficoltà ambientali a lungo andare diventino sempre più deboli modificando in maniera irreversibile la costituzione del genoma portando alla costituzione di piante non richieste, di virus e malattie di cui non se ne conoscono i confini.

Il problema nasce quindi dalla capacità di queste piante "transgeniche" di modificare il loro assetto senza il minimo controllo e il rischio di diffusione è estremamente più elevato che nelle piante non OGM.

La presenza inolte degli OGM comporta una modifica sulle abitudini millenarie e scardinate dell'agricoltura biologica. In molte campgne l'uso dei pesticidi, erbici e diserbanti è ormai d'uso comunue, tanto comune che non se ne fa più caso (qualcuno si ricorda del fenomeno atrazina nella provicnia di Rovigo negli anni 70/80). Nella realtà è stato provato che l'uso di piante OGM comporta un uso maggiore di prodotti chimici che non con piante non OGM. La conseguenza di questo atteggiamento porta ad un maggiore inquinamento nelle falde acquifere, inquinamento nelle piante e inquinamento nei prodotti che assumiamo come "naturale". (1)

Il 71 % delle piante transgeniche sono modificate per essere resistenti ai diserbanti (in particolare il glifosa­to) e la Monsanto (smentendo in modo clamoroso le sue affermazioni sulla maggiore «sostenibilità» delle colture transgeniche!) ha comunicato nel suo bilancio ufficiale del '98 che i profitti sul Roundup sono aumentati vertiginosamente grazie alla diffusione delle colture transgeniche. È evidente che tutto ciò non è stato considerato quando sono state autorizzate le piante transgeniche: le autorizzazioni andrebbero tutte riviste per ridurre l'uso dei diserbanti che, come si poteva prevedere, è aumentato da 2 a 5 volte rispetto a quello delle colture tradizionali (Charles Benbrook Consultants). Vi sono anche dati molto allarmanti sul livello di inquinamento da glifosato delle falde acquifere negli Stati Uniti. (2)

(1) Ref. "Adnkronos"
(2) Ref. "I presunti Pro e Contro"

1 commento:

Anonimo ha detto...

no a silvio berlusconi
Bony